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PAC, l’attuazione dello Sviluppo rurale al giro di boa

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Ci troviamo in una fase molto importante perché è caratterizzata dalla sovrapposizione tra due periodi di programmazione della PAC: vediamo da un lato la conclusione dei PSR 14-22 e dall’altro l’avvio degli interventi dello sviluppo rurale nel Piano Strategico 23-27. 

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Gli anni 2023 e 2024 saranno molto delicati, in quanto la sovrapposizione delle due programmazioni non sarà solo temporale – come del resto era accaduto nelle programmazioni precedenti – ma anche sostanziale con effetti sull’attuazione degli interventi.

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COSA CAMBIA?

I PSR regionali sono stati sostituiti da un unico documento programmatorio nazionale, quadro d’unione degli interventi PAC che sono attuati a livello regionale tramite i cosiddetti Complementi di Sviluppo Rurale.

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Il nuovo approccio dell’Unione Europea – chiamato New Delivery Model – non riguarderà esclusivamente aspetti finanziari, ma sarà data grande attenzione anche agli obiettivi da raggiungere e ai risultati da ottenere; aspetti così imprescindibili che sono stati tradotti in puntuali indicatori di performance da raggiungere e che andranno ad incidere direttamente sui contributi dell’Unione Europea ricevuti dallo Stato membro. 

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È ovvio quindi che sarà di vitale importanza monitorare costantemente, a livello nazionale, anche questi altri indicatori oltre che la spesa erogata nel corso degli anni.

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Altra differenza tra le due programmazioni è lo spostamento della rendicontazione delle spese: si passa dall’anno solare all’anno finanziario vale a dire dal 16 ottobre dell’anno N al 15 ottobre dell’anno N + 1. 

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Novità di non minore importanza è anche il passaggio dalla regola del disimpegno del N+3 alla regola del N+2, vale a dire si avrà un anno in meno per raggiungere l’obiettivo annuale di spesa rischiando di restituire le risorse all’Unione Europea.

A questi cambiamenti di programmazione si affiancano importanti novità e vincoli per gli agricoltori.

L’entrata in campo dei cinque Eco schemi, che hanno sostituito il vecchio “Greening”, unito alla nuova condizionalità rafforzata, ha reso l’accesso ai contributi più selettivo e difficoltoso per gli agricoltori. 

Troviamo novità anche sul fronte dei premi con l’obbligo di certificazione per la maggior parte degli interventi a superficie e a capo dello sviluppo rurale 23-27, a differenza della programmazione precedente dove era prevista la certificazione per il solo biologico e per alcuni interventi zootecnici.

Le vecchie misure 1 e 2 del PSR sono sostituite dagli interventi AKIS, introducendo un approccio europeo integrato sul trasferimento delle conoscenze, sulla consulenza e la formazione al fine di avvicinare l’attività d’impresa e nuovi standard tecnologici e di innovazione richiesti. 

Cambiamenti importanti che potranno avere conseguenze anche sull’attuazione degli interventi nei prossimi anni; quindi prima di partire con queste novità, occorre fare un punto su quello che è stata l’attuazione dei PSR a conclusione del 2023.

LA CHIUSURA DELLA PROGRAMMAZIONE 2014-2022

Al 31 dicembre 2023 risultano spese complessive sui PSR 14-22 da inizio programmazione pari a 21.237,80 milioni di euro, cui corrisponde una quota di cofinanziamento UE – FEASR di 10.725,36 milioni di euro. 

In termini di avanzamento percentuale della spesa pubblica rispetto alle assegnazioni FEASR e NGEU 2014-2022, i Programmi di sviluppo rurale italiani hanno così raggiunto, al 31 dicembre 2023, il 75,35% della dotazione finanziaria complessiva assegnata all’Italia (pari a € 27.878.378.868,72 di spesa pubblica totale assegnata corrispondenti a € 13.439.165.036,40 di quota FEASR e € 910.586.126 fondi NGEU).

La situazione sulla base delle spese certificate all’UE al 31 dicembre 2023 è evidenziata nel seguente istogramma sin cui si riporta il dato programmato e speso al 31 dicembre 2023 per ciascuna Regione e PP.AA. (i dati sono espressi in milioni di euro):

In termini di avanzamento percentuale per singola regione e PP.AA. troviamo i Programmi nazionali (PSRN e RRN), il PSR della Valle d’Aosta e il PSR di Bolzano con una percentuale di attuazione superiore all’84%, mentre tra il 70% e il 78% troviamo ben 16 PSR regionali; in ultimo i PSR della Basilicata, Abruzzo e Liguria non raggiungono il 70%.

In particolare il PSR Liguria non riesce a raggiungere l’obiettivo di spesa per il secondo anno consecutivo mancando l’obiettivo di 3,33 milioni di euro di quota FEASR (pari a 7,75 milioni di euro di spesa pubblica).

La situazione è riassunta nella tabella seguente:

el dettaglio i Programmi di sviluppo rurale delle Regioni più sviluppate hanno dichiarato una spesa pubblica complessiva per € 9.533.734.182,14 pari al 76,26% della dotazione totale FEASR e NGEU 2014-2022, mentre le spese dichiarate e rendicontate dalle Regioni meno sviluppate sono pari a € 7.090.308.237,26 corrispondente ad un’attuazione finanziaria complessiva del 72,82%. Le Regioni in transizione hanno invece dichiarato spese, complessive per € 2.033.742.796,25 con una percentuale di avanzamento del 76,75%, ed i programmi nazionali (PSRN e Rete Rurale Nazionale) per € 2.580.021.440,30 pari ad una percentuale del 86,28%.

Se soffermiamo la nostra attenzione al solo esercizio finanziario 2023 (1 gen. – 31 dic. 23), nel corso delle quattro dichiarazioni trimestrali dell’anno i PSR italiani hanno rendicontato spese FEASR per € 1.248.261.548,93 di cui € 503.143.877,02 nei PSR delle Regioni più sviluppate, €  461.824.313,20 nelle cinque Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) ed infine € 101.463.152,44 nelle tre Regioni in transizione (Abruzzo, Sardegna e Molise) ed € 181.830.206,27 relativi ai Programmi Nazionali (PSRN e Rete Rurale Nazionale).

In merito all’attuazione delle singole misure dei PSR, dai dati a nostra disposizione, possiamo osservare un diverso andamento di quella che è stata la spesa per le misure a superficie, per le quali si riscontra un attuazione positiva e corrispondente alle attese espresse in termini di risorse assegnate all’intervento; diversamente si può dire per gli interventi strutturali e soprattutto per gli investimenti in immobilizzazioni materiali (misura 4) dove è evidente una difficoltà ed un ritardo di attuazione avendo un residuo da spendere a livello nazionale negli ultimi due anni di programmazione  molto elevato, di 1.291,67 milioni di euro, pari al 35% di tutto il budget previsto per la misura 4 del PSR14-22.

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Ci si ritrova in una situazione in cui le Regioni, a parità di tempo e di importo, devono essere capaci di spendere in due anni una percentuale molto più alta di quella avuta negli ultimi 10. 

Il rischio concreto è quello di non riuscire a rispettare le attese delle risorse programmate sugli interventi strutturali e incorrere in un disimpegno gravoso.

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La situazione diventa ancora più difficile considerando che è necessario per le Regioni iniziare a spendere sulla nuova programmazione per evitare il disimpegno al 2025 sul PSP23-27 che corrisponde anche all’anno del disimpegno N+3 sui PSR 14-22.


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